Da Serra San Bruno fino a Limbadi. Nel 2010 la ‘ndrangheta vibonese avrebbe “fatto fronte comune per eleggere Giuseppe Scopelliti” a presidente della Regione Calabria e a finanziare l’operazione sarebbero stati i De Stefano di Reggio Calabria per il tramite dei Mancuso, il più potente dei clan operanti in provincia di Vibo. A rivelarlo in video collegamento da un sito riservato nel corso di una nuova udienza di “Rinascita Scott” è stato Andrea Mantella. “I De Stefano di Reggio Calabria attraverso famiglia Mancuso – afferma il pentito – si sono impegnati per mettere d’accordo tutti su Vibo evitando la dispersione di voti”.
La compravendita dei voti
La compravendita dei voti
I De Stefano avrebbero quindi interpellato Pantalone Mancuso, alias Scarpuni, e quest’ultimo avrebbe messo in moto il suo presunto referente su Vibo, Michele Palumbo. “Aveva ricevuto da Luni Mancuso, alias “Scarpuni”, l’ordine di non far disperdere i voti perché – ribadisce Mantella – avevano preso l’impegno per raccoglierli in tutto il Vibonese; le questioni personali si dovevano mettere da parte. Palumbo mi diede 30mila euro, la metà della quale la consegnai a Domenico Camillò per procedere alla raccolta delle preferenze. Ma su Vibo Città era stata messa una somma ben più ampia per la compravendita dei voti (circa 300) e pertanto bisognava individuare una famiglia di ’ndrangheta numerosa che avrebbe dovuto veicolare il messaggio. E questa famiglia era quella dei Camillò, il cui capo, Mimmo “Mangano”, lavorando all’interno dell’ospedale, aveva la possibilità di usufruire di vaste conoscenze”. L’incontro tra Mantella e Palumbo si sarebbe svolto al Cin Cin Bar “alla presenza di Gianfranco Ferrante che si impegnava a mettere d’accordo tutti nella zona alta del Vibonese la fazione dei Vallelunga per mezzo di Ciconte, alias Berlusconi. La rete era tutta unica e compatta: si doveva votare Peppe Scopelliti”. L’ex governatore della Calabria non è indagato e neanche imputato in “Rinascita Scott”. (mi.fa.)
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